Elegante prova per Alessandro Paganelli, bravo chitarrista e compositore toscano, che nel suo nuovo Ep “Nebula” mette originalmente a frutto la sua straordinaria capacità di sperimentare suoni colti e raffinati. Il lavoro, ha infatti, una cifra melodica d’impianto neoclassico, virato da influenze contemporanee che appaiono evidenti sin dal primo ascolto.
Quattro i pezzi in scaletta, venti minuti di un flusso costante e riflessivo di suoni perfettamente calibrati che confluiscono abilmente in un unico paesaggio sonoro fondendosi ripetutamente a supporto di melodie dal tocco delicato e dal sapore quasi cinematografico (Nebula, Cosmos) fino a sfociare in momenti profondamente più complessi (De Rerum Natura, Adagio) ma non per questo meno incisivi.
Nebula è tutto questo. Le musiche sono state composte per un ensemble di quattro strumenti (chitarra classica, violini, violoncello, piano) con lo scopo di descrivere, attraverso il suono, la solitudine intesa come condizione umana contrapponendo la fragilità dei violini e della chitarra all’impetuosità dei sintetizzatori.
Incuriosito e affascinato dalla sua musica, ho “virtualmente” raggiunto Paganelli a Berlino, città in cui risiede, per farmi spiegare come nasce la sua ultima fatica e quali sono le sue aspettative per il futuro.
La musica è un percorso, diverso da musicista a musicista: quando hai capito chi volevi essere?
Non posso dire di preciso quando è successo perché tutto è avvenuto lentamente e attraverso un percorso di ricerca. Berlino, la città in cui vivo da 5 anni, in questo mi ha aiutato molto: dal punto di vista culturale e musicale è una città libera da preconcetti, dove ognuno è lasciato libero di fare ciò che vuole. Questo mi ha permesso di sperimentare liberamente altri linguaggi (come l’elettronica o il jazz) fino ad arrivare a capire il modo in cui volevo esprimermi. Il mio primo EP Drifting, uscito nel 2017 mi ha poi dato la conferma definitiva di quale percorso avrei intrapreso.
La tua formazione musicale è avvenuta in Toscana, paese in cui sei nato e cresciuto. Poi però ti sei trasferito all’estero, cosa hai trovato rispetto all’Italia?
Io mi sono trasferito per una esigenza personale. Pur amando la mia città, avevo il bisogno di mettermi in gioco e il desiderio di scoprire quali possibilità mi avrebbe offerto un’esperienza del genere. Dopo 7 anni questo sentimento non è cambiato, ma anzi continua ad alimentarsi e la musica mi accompagna in questa ricerca personale che intraprendo ogni giorno. Posso però dire che all’estero mi sono sempre state offerte molte possibilità in ambito lavorativo che mi hanno aiutato a crescere come artista.
Quali sono le emozioni più ricorrenti che provi quando suoni e componi musica e cosa ti da più soddisfazione del tuo lavoro?
La più grande soddisfazione per me è vedere le persone emozionarsi durante l’ascolto dei miei pezzi: questo significa che hanno trovato qualcosa di loro stessi in ciò che ho scritto. Per me la composizione è una ricerca interiore, cerco sempre di raccontare una storia che sia in qualche modo legata al mio vissuto utilizzando il linguaggio musicale.
Quando suono i miei pezzi dal vivo invece, devo stabilire una connessione con gli altri musicisti e con il pubblico. Per questo motivo l’esperienza del concerto è per me la più importante perché è il momento in cui riesco a dare vita a ciò che ho scritto.
Il 24 agosto è uscito il tuo secondo EP “Nebula”: parlacene un po’
I pezzi di Nebula sono stati scritti dopo l’uscita di Drifting. Come il primo EP, anche Nebula è stato registrato e mixato a Berlino nel Fuseroom Recording Studio da Alberto Rizzo Schettino. Nebula è una metafora per indicare la condizione indefinita dell’uomo e il suo tentativo di ricercare la sua vera natura senza mai riuscirci. Da qui anche il tema della solitudine come condizione umana, considerata come momento di riflessione e come possibilità di riscoperta di se stessi. Anche la scelta degli strumenti è dipesa da questo: la fragilità del suono dei violini e della chitarra contrapposti al suono ruvido e aggressivo dei sintetizzatori.
Ci sono situazioni o momenti particolari che hanno favorito la tua ispirazione durante la lavorazione di Nebula?
Berlino ha una grande influenza sul mio modo di scrivere, in particolare l’estetica della città e lo stile di vita: la possibilità di poter avere il caos da una parte e zone di assoluto silenzio dall’altra che offrono spunti di riflessione e momenti di ispirazione. La pittura ha anche una grande influenza su ciò che scrivo, in particolare pittori come Edward Hopper e Lucian Freud, ma anche i libri che leggo. Tutti questi elementi hanno influenzato i pezzi di Nebula.
Progetti futuri?
Un crowdfunding per la realizzazione del mio album d’esordio.
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