I Muse sono tornati con un nuovo concept album – Drones – costruito sui droni e sulla ricerca di identità dell’individuo, tra riferimenti a George Orwell e omaggi a Kennedy e Pierluigi da Palestrina.
Matt Bellamy, leader del trio inglese, ha dichiarato:
“È una riflessione sulla società e sulla libertà individuale. Mi piacerebbe che, ascoltandolo, i ragazzi si facessero delle domande, cercando di capire quanto è fondamentale pensare con la propria testa”.
La tematica portante dell’intero disco è il controllo mentale. Non a caso la prima scelta sul singolo promozionale è ricaduta su “Psycho”, che non fu trasmesso dalle radio in quanto ritenuto “troppo offensivo”.
La band optò quindi per il singolo apripista “Dead Inside” che, secondo quanto dichiarato dal frontman Matt Bellamy attraverso il sito ufficiale del gruppo, “Questo è dove comincia la storia dell’album, dove il protagonista perde la speranza e diviene “dead inside” (morto dentro), quindi vulnerabile alle forze oscure, prima di riuscire finalmente a debellarle, ribellandosi e sovrastando queste forze oscure più avanti nella storia”
Dai testi delle canzoni di questo nuovo album emerge un forte senso di ricerca dell’indipendenza dall’eccessivo potere del sistema e dal controllo mentale.
Anche il video del nuovo singolo “Mercy” è perfettamente coerente con il concept dell’album. Una ragazza clonata, resettata e riprogrammata da un governo che controlla le menti, riuscirà a ribellarsi e a fuggire da questa crudeltà. O almeno così sembra, anche se la fuga vera e propria non viene mostrata. Si può dire che l’ultima scena lascia sperare nella diffusione della consapevolezza di essere sotto il controllo mentale di qualcuno. Ma riusciranno tutti gli esseri umani a risvegliarsi e, soprattutto, a fuggire a tutto questo?
“Sono sempre stato allergico a ogni tipo di potere e autorità, fin dai tempi della scuola e questa è la mia risposta, un album che racconta il viaggio di un uomo dallo smarrimento fino alla presa di coscienza. Oggi siamo completamente travolti dall’informazione, veniamo influenzati ogni giorno, bombardati da notizie, pubblicità, slogan e – spesso – molte persone sono completamente indifese. Ho studiato personaggi come Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud, che nel Novecento fu tra i primi a comprendere l’importanza dei mezzi di comunicazione di massa per manipolare l’opinione pubblica” [Matt Bellamy]
In “Drones”, oltre ad una citazione del Requiem di Pierluigi Da Palestrina, c’è pure la voce registrata di John Fitzgerald Kennedy.
“In quel suo famoso discorso alla stampa del 1961, Kennedy parla di come il totalitarismo di certi regimi nasca dalla manipolazione delle coscienze. Una visione che mantiene la sua validità in questi nostri tempi di crescente estremismo. Non avendo scudi all’esterno, per combattere i manipolatori non ci resta che trovare un equilibrio dentro di noi” [Matt Bellamy]
I Muse hanno sempre sottolineato l’esistenza di teorie complottistiche da parte dei Governi e degli Illuminati e stavolta lo stanno facendo ancora di più.
C’è anche una bella dose di pessimismo in questo nuovo lavoro dei Muse. C’è la convinzione che il mondo stia perdendo la sua umanità e la capacità di provare empatia per gli altri. Leggendo il titolo scelto per l’album, e in effetti anche per i singoli, la delusione per la direzione che la società attuale sta prendendo è evidente. Quanto detto, emerge anche dalle parole del frontman:
“Un tempo ero contro il sistema, poi sono arrivato alla conclusione che è inutile combattere i potenti perché stanno lì in alto e non puoi arrivarci. Puoi, però, arrivare a te stesso e immunizzarti dai virus del potere”.
Un messaggio significativo da parte dei Muse, una provocazione, o semplicemente una denuncia al grande impero della psicologia utilizzata al fine di renderci, appunto, tanti robot, tanti droni (Drones).
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